Melograno

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È la pianta sacra ad Hera, la regina degli Dei, Giunone per i romani; divinità descritta già da Omero come una donna dura, gelosa e crudele che ha tra le sue prerogative anche la protezione delle novelle spose e più in generale del matrimonio. Secondo un antico mito, Proserpina, figlia di Cerere e Zeus, fu legata per sempre a Plutone, proprio grazie alla melagrana, che rendeva inscindibile l’unione matrimoniale. Il Melograno è stato coltivato fin dalla Preistoria e deriva da una forma selvatica diffusa tra il sud del Mar Caspio e i Balcani Meridionali. Ampiamente diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, sia per la produzione di frutti che a scopo ornamentale, è stato da sempre ritenuto una delle merci che più ha viaggiato sulle rotte dei mercanti Fenici che lo hanno capillarmente diffuso in Occidente, dove era conosciuto col nome di punica granatum, mela di Cartagine. Tradizioni di retaggio antichissimo, lo legano alla fertilità ed alle unioni di coppia: ancora oggi in Dalmazia, il novello sposo trasferisce la pianta di melograno dal giardino del suocero nel suo, come augurio di prole numerosa. Le spose turche scagliano a terra una melagrana matura alla fine della cerimonia ed il numero dei grani che fuoriescono rappresentano il numero dei figli che esse concepiranno. In Cina, la melagrana raffigura l’organo sessuale femminile e richiama la sfera erotica e la fecondità. Secondo la simbologia cristiana e cattolica, il melograno rappresenta l’energia vitale. Le fonti antiche spesso raccontano delle proprietà benefiche di questo frutto e delle sue antichissime origini mitiche che lo legano al dio Dioniso ed al suo sangue. Pare che proprio in suo onore, Afrodite, dea dell’amore, lo piantò sulla terra. È raffigurato come frutto frequentemente nelle pitture funerarie dei lucani e negli affreschi e talvolta nei mosaici pompeiani. In questi contesti è una delle poche piante rappresentata anche come albero ed anche i suoi fiori sono riprodotti con cura. Frutti di melograno ornano il preziosissimo il vaso blu di Pompei, esposto nel Museo Archeologico nazionale di Napoli. Catone parla della sua coltivazione e Plinio lo descrive accuratamente, dicendo che il suo frutto trovava impiego nella concia delle pelli, uso cui evidentemente erano destinati quelli trovati ad Oplonti. Il fiore invece serviva per tingere la stoffa di rosso. Sia Plinio che il celebre medico e farmacologo Dioscoride Pedanio (I secolo d.C.) elencano gli usi medicinali cui il melograno era destinato per le sue proprietà stringenti. Negli ultimi dieci anni c’è stato un notevole aumento di interesse nel mondo medico e scientifico verso il melograno. In particolare gli studi si sono concentrati sulle proprietà antiossidanti, antinfiammatorie ed antitumorali, soprattutto per la presenza dell’acido ellagico e dell’acido gallico. Per i numerosi semi prodotti la melagrana era già ritenuta dai greci simbolo della fertilità.