Palinuro fa parte del comprensorio comunale del Comune di Centola. E’ uno di quei tanti casi in cui la frazione, per una qualche speciale ragione, assume una importanza superiore al capoluogo comunale. La ragione è specialissima, in quanto la selvaggia bellezza del territorio di Capo Palinuro non ha pari e la storia e le leggende che vi aleggiano contribuiscono a perpetuare il fascino di questi luoghi. La costa incontaminata regala al visitatore distese incantevoli di spiaggia e tantissime piccole insenature, baie nascoste e grotte marine. Il mare è cristallino. Le spiagge ampie e sabbiose si alternano a tratti rocciosi accessibili solo via mare che nascondono veri gioielli naturali.
Capo Palinuro è un lungo promontorio, uno strapiombo di roccia calcarea alto circa 200 metri. Si trova nella parte meridionale della costa della Campania. E’ una sporgenza di terra che si spinge nel Mar Tirreno per circa 2 km. E’ uno spettacolo naturale unico nel suo genere, particolare e sicuramente da non perdere.
E’ davvero difficile, se non impossibile, paragonare Capo Palinuro a qualche altro paesaggio mediterraneo. La peculiarità di questo gigantesco sperone roccioso consiste nell’essere stato scavato dall’acqua: in questo modo sono nate le insenature, gli anfratti, le grotte. Nelle sue cinque punte, Capo Palinuro custodisce gelosamente quattro grotte marine: la Grotta Azzurra, la Grotta del Sangue, la Grotta dei Monaci, e la Grotta Sulfurea, visitabili in barca.
Un immenso arco di roccia frastagliata si protende nel mare a protezione di una baia che è riparo e porto naturale per i naviganti, e tale deve essere apparsa anche in tempi lontani agli Argonauti, ai Fenici, ai Greci che frequentarono questi luoghi. Il Capo conserva segni di lontanissimi insediamenti umani, con tombe databili intorno al V sec. A.C. e reperti archeologici che dimostrano come la bellezza e la posizione strategica del porto abbiano favorito l’insediamento di una colonia greca.
La sua storia è legata alla storia della città della Molpa, di cui restano due ruderi: il castello e la chiesa parrocchiale di San Giuliano, risalente al 1100. Il nome stesso della località richiama alla mente la figura del nocchiero di Enea, Palinuro appunto, che si innamorò di una splendida fanciulla di nome Kamaratòn, inseguendone l’immagine fino in fondo alle scogliere del Capo, che da allora prese il suo nome. Questa bellezza è profusa ampiamente nei tramonti infuocati, nella forma delle anse rocciose, nell’arco naturale illuminato in controluce, nelle spiagge bianche che classificano questa località come una delle più belle al mondo.
Ma Palinuro non è solo mare; il carattere aspro e forte della costa è caratterizzato dalla macchia mediterranea, che tra cespugli di mirto, ginestre ed erica, annovera anche una vera rarità, la famosa “Primula Palinuri” un originale fiore che cresce solo in questa zona.
Due le chiese presenti nel paese: la Chiesa di Santa Maria di Loreto e la Cappella di Sant’Antonio del Porto. Infine, degno di nota è l’Antiquarium di Palinuro, situato in località “Ficocella” su un terreno a picco sul mare. L’edificio che oggi ospita il piccolo museo venne realizzato negli anni ’60 grazie all’interesse dell’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno, per raccogliere ed esporre i numerosi reperti archeologici venuti alla luce durante una serie di campagne di scavo condotte a partire dal 1948.
L’antiquarium raccoglie suppellettili di ossidiana risalenti a 6000 anni fa circa, i resti di un antico insediamento preistorico individuato nel 1983, i corredi della necropoli di età arcaica che hanno restituito ceramica di tradizione ionica, ceramica attica a figure nere e ceramica di produzione locale tipica del Vallo di Diano con decorazione geometrica, adoperata, oltre che per contenere acqua o derrate alimentari, anche come cinerari dei defunti sottoposti a cremazione. Sono inoltre esposti i ritrovamenti di numerosi relitti di età ellenistica affondati nel mare di Palinuro
Spingendosi all’interno della valle del Mingardo, attraverso la gola del Diavolo, si incontra il borgo medioevale di San Severino, unico villaggio conservato quasi intatto da quando fu abbandonato a causa di continui smottamenti. Il Castello risale al XI sec e vide gli eventi che coinvolsero i normanni Guimondo e Gisulfo nella lotta per la signoria su queste contrade.