Santuario della Madonna del Monte Sacro di Novi Velia

Nel cuore del Cilento, proprio alle spalle del capoluogo Vallo della Lucania, si erge in tutta la sua potenza, solitario gigante della valle di Novi, il massiccio del Gelbison, sulla cui vetta si trova il più alto Santuario d’Italia, dedicato alla Vergine Maria.

Il nome del monte è di chiara etimologia saracena, Gebil-el-Son, il Monte dell’Idolo, come di origine araba sono tanti toponimi cilentani, dovuti alla lunga permanenza dei Saraceni nel territorio. E se il monte fu chiamato con questo nome, vuol dire che già al tempo dei Saraceni esisteva un luogo di culto lassù, sulla vetta. Il sito religioso è meta di pellegrinaggi fin dal XIV secolo ed è noto per essere uno straordinario punto panoramico sul Cilento, sul Vallo di Diano e sul golfo di Salerno.

Una leggenda narra che in età longobarda, due cavalieri giunsero sulla  vetta del monte e mentre uno varcò il portale della chiesa per ringraziare  la Madonna, l’altro non entrò nel santuario e rimase a schernire da fuori l’altro cavaliere per questo suo gesto di “debolezza” che poco si addiceva ad un vero guerriero. Ma all’improvviso il suo cavallo s’imbizzarrì e in pochi attimi raggiunse l’orlo del precipizio adiacente la chiesa per accingersi ad effettuare un salto nel vuoto. Allora il cavaliere implorò l’aiuto della Madonna la quale gli salvò la vita facendo arrestare la cavalcatura su un pinnacolo di roccia calcarea sporgente oltre il ciglio del precipizio. Da allora tale spuntone di roccia è denominato “ciampa (cioè zampa) di cavallo“. Da tale episodio deriverebbe l’usanza, da parte dei pellegrini, di lanciare monetine (un tempo si lanciavano sassi del suolo sacro) nel tentativo di centrare lo spuntone di roccia. Secondo la tradizione se nel tentativo vi riesce una donna nubile, ella ritornerà al santuario da sposata, se invece è un anziano a centrare la roccia, egli farà ritorno al santuario l’anno successivo.

Per i Cilentani il Gelbison è semplicemente “il Monte Sacro”, che attira annualmente migliaia di fedeli che lassù confluiscono non solo dalla regione campana ma anche dalla Basilicata, dalla Puglia e dalla Calabria per deporre ai piedi di Maria le loro pene e chiedere le sue grazie celesti.

La “Madonna del Monte”, come viene chiamata dai Cilentani, la cui venerazione risale al 1300, è una statua lignea, in origine rozzamente scolpita e restaurata in epoca moderna.

I pellegrini, ogni anno, in estate, si recano in processione al santuario, portando un Gesù Bambino di cera.

E’ uno straordinario punto panoramico: dalla sua vetta di godono ampie vedute sulle valli ed i monti circostanti. Gli estesi boschi che ricoprono completamente le pendici ospitano animali rari e preziosi come il lupo, la martora e il picchi nero.  Le sue pendici sono rigate da corsi d’acqua cristallini e mille rivoli e cascate caratterizzano la zona dove rimangono visitabili vetusti mulini e frantoi.