Pisciotta, antico borgo medioevale, la cui origine è da ritrovarsi verso l’anno 900, è situato sulla parte più elevata di un colle che scende dolcemente verso il mare, e coronato da una distesa ininterrotta di maestosi e secolari ulivi. Il paese conserva una inalterata struttura urbanistica medioevale, con un possente castello posto sulla sommità del borgo, e, strette attorno ad esso, le antiche case del paese, addossate le une alle altre lungo strette e tortuise viuzze a prova di pirata.
Gode di un clima mite ed è nota per il pregevole centro storico e per l‘ulivo la cui varietà viene detta Pisciottana. Molto affascinante la descrizione che ci lascia di questa terra il poeta Giuseppe Ungaretti nel suo Viaggio nel Mezzogiorno: Pisciotta si svolge in tre fasce su una parete: la più alta è il vecchio paese, di case gravi e brune e a grandi arcate; in mezzo, sono ulivi sparsi come pecore a frotte; la terza, a livello dell’acqua, la formano case nuove e leggere, i cui muri sembrano torniti dall’aria in peristili. Ed ora gli ulivi hanno un alone di luce intorno alle foglie, come i santi. Ora i monti che ci fiancheggiano vanno avanti e indietro, e alcuni arrivano ritti sull’acqua, e altri, prostrati, appiattiti, si prolungano in orazione verso l’acqua: verso Occidente sono netti, per l’ora, in una fine sabbia di luce.
Qualche cenno storico: Il paese sorge nella posizione attuale in seguito alla distruzione, da parte dei Saraceni, dell’antica Pixus, da cui alcuni abitanti partirono per rifugiarsi sul colle di Pisciotta e fondarvi una nuova piccola Pixus, ossia Pixoctum. Pisciotta nel XII secolo è feudo e appartiene prima ai Caracciolo e poi ai Sanseverino. Il feudo viene acquistato nel 1554 da don Sancio Martinez de Leyna, capitano generale delle galee del Regno di Napoli, che inizia la costruzione di numerose torri costiere per difendere il territorio dall’assalto dei Turchi. Nel 1602 divengono signori di Pisciotta i Pappacoda, che manterranno il feudo, divenuto frattanto Marchesato, fino al 1806. Si deve a loro la costruzione del Palazzo, edificato sui resti dell’antico castello, di cui ingloba una parte, sul lato Ovest. Dal 1635 al 1639 Pisciotta è anche sede vescovile. Nei secoli XVI e XVII il Veduta aerea del centro storico di Pisciotta paese subisce pesanti attacchi ad opera dei pirati barbareschi e Turchi; successivamente è preso di mira principalmente da bande di briganti, tra i quali il famoso Fra’ Diavolo. E di quell’epoca l’imponente Chiesa dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, che conserva al suo interno preziose opere, tra cui un quadro di San Francesco, miracolosamente scampato all’incendio appiccato all’edificio dai Turchi nel 1640.
Agli inizi del ‘700 Pisciotta diventa il paese più popolato del Cilento, con una ricca economia basata principalmente sulla caratteristica produzione dell‘olio d’oliva, ma anche sui ricchi traffici commerciali marittimi del suo importante porto, uno degli unici, all’epoca, operativo sotto Salerno.